X Factor 5: forse hanno trovato un mestiere per Matteo Maffucci

27 Mag

Finalmente ho capito cosa potrebbe fare Matteo Maffucci. Ringraziamenti sentiti al vice presidente di Sky Italia per aver trovato un possibile mestiere per il nongiovane cantante romano. Il musicista non è il suo mestiere.  Ci prova anche con un certo impegno e una lodevole abnegazione ma, insomma, braccia rubate all’agricoltura. Sono dieci anni che con il sodale Thomas Lothar Rudolf bazzica TRL live, con lo stesso pezzo declinato in 100 versioni diverse. I conduttori passano, crescono, fanno figli ma loro inossidabili resistono al tempo e alle pop-novità.

La sua rubrica su Vanity Fair è una delle cose più banali che abbia mai letto e ascoltando il repertorio canore non si resta sorpresi. Nel tentativo di replicare il successo del giovane Holden si perde in una serie di considerazioni raccapriccianti sull’essere giovani oggi ma anche ieri (qualcuno può comunicargli che non ha più diciassette anni?). Anche no.

E allora cosa accade? Che Sky fa una pensata geniale. Andrea Scrostati, vice presidente di Sky Italia, gli propone la conduzione di XF. Il cantante ci starebbe pensando (allora esistono forme di vita da quelle parti) e afferma:

Sono lusingato. L’idea di fare televisione mi stuzzica molto, ma non ho ancora deciso se accettare o meno. Per ora c’e’ il nuovo disco.

Tra l’altro sembra che Maffucci abbia già girato una sorta di numero zero di XF e che il risultato sia stato tanto buono da spingere Sky a formalizzare l’offerta. Putroppo, gli Zero Assoluto stanno promozionando il loro nuovo disco, l’ennesimo imperdibile capolavoro. Ma da queste parti non disperiamo. Sarebbe bello “svegliarsi una mattina “con un mondo senza gli Zero Assoluto. Paraparapapa.

Berlusconi a Porta Porta: forme di neocontraddittorio tv

26 Mag

Una novità. Il salotto di Porta a Porta, ieri sera, non era completamente asservito agli umori del grande capo vuole pranzo. Franco, Sorgi e, soprattutto, Virman Cusenza sono riusciti a rivolgere qualche domanda, talvolta anche pungente, al capo del governo pur non ricevendo nessuna risposta di senso compiuto. Autocritica? Giammai, altrimenti che senso avrebbe essere l’unto del signore che è riuscito a realizzare la versione postmoderna dell’ “alzati e cammina”? Generalmente l’uomo preferisce condurre ragionamenti di tipo socratico: tutti gli uomini sono mortali ergo tutti i mortali sono uomini. Lo stesso Vespa, pur tradendo la solita attitudine al cicisbeismo più spinto, è riuscito a stoppare alcune fantasiossissime e imperdibili volate del premier. Lo zero a zero è salvo.

Detto questo, rimane tutto il resto che non ha nulla di nuovo ma anzi è vecchissimo. La solita litania, stanca ma oggi anche rassegnata, di un uomo che si sente solo al comando. Le perle? Solo per citarne alcune: la tv e i giornali sono stati i responsabili della sconfitta del premier, a partire dal Corriere della Sera, da La7 e Sky per non parlare di tutti i telegiornali. L’ultima considerazione ha fatto traballare anche il prode Vespa. La prima tutti gli altri considerato lo share che fanno insieme La7 e Sky. Ma andiamo avanti con le perle. De Magistris è un bell’uomo che piace alle donne ma è uno incapace che nella vita ha combinato solo guai e con lui avremmo il remake del film “manette sulla città”. E poi ancora, “Pisapia in Parlamento ha proposto solo leggi per aiutare terroristi ed eversori e per l’eutanasia. Non ha mai amministrato neppure un’edicola”. È poi ha chiuso la partita con un magnifico: nessun governo può sanare le ferite che questo paese si porta dietro” (che detto dopo 17 anni che ci prova è una considerazione strepitosa).

Ma forse la più bella è il racconto fatto da lui medesimo dell’incredibile vicenda di Ruby alla questura di Milano (che se non sapessimo di cosa si tratta sembrerebbe il titolo perfetto di un soft porno anni ’70): “quella telefonata l’avrei fatta anche per Rosy Bindi”. Per Berlusconi l’ennesimo diluvio di parole. Per noi la certezza, sempre più ferma, che qualcosa dovrebbe essere cambiato: “se vado in giro blocco le strade, sono applaudito dappertutto e non posso neanche entrare in un negozio a via del corso che si riunisce una folla. Sono benvoluto da tutti, se gli italiani mi conoscessero di persona avrei il 100% dei voti”.

Dopo la gaffe La Russa torna a Ballarò con la foto di Lukashenko

25 Mag

Il ministro della Difesa Ignazio La Russa torna sul luogo del delitto consumato nella puntata del  3 maggio scorso quando era stato scoperto con le mani nel vasetto della marmellata mentre chiedeva a un suo collaboratore chi fosse un tale Alexander Lukashenko. Ieri sera Crozza durante la sua copertina satirica ha chiesto al ministro se fosse davvero lui o un figurante (dopo aver detto che a Milano nel corso della camapagna elettorale sono tanti i figuranti tra zingari e cosacchi assoldati tra le fila del Pdl) e se avesse finalmente scoperto chi era Lukashenko?

“Ministro lo sa chi è Lukashenko? Perché se lo sa è un figurante”. La Russa, con tempi comici strepitosi, ha risposto mostrando -con il sorriso luciferino che lo ha reso famoso- una fotografia, anzi una gigantografia patinata, del presidente bielorusso palesando, così, in un sol colpo ironia e tanta voglia di imparare. Anche se un secondo dopo pretendeva che Floris dichiarasse che nella puntata la gaffe del 3 maggio era stata frutto di un banalissimo equivoco. Insomma, nonostante il clima
di tensione per la campagna di Milano, La Russa non rinuncia allo show.

Appuntamento al buio (della mente): quando la tv non accende la luce

25 Mag

Appuntamento al buio, il dating show lanciato da Sky Uno, si smarrisce alla prima. Ma vediamo in breve di cosa si tratta: tre uomini e tre donne dovranno scegliere il proprio partner senza poterlo vedere affidandosi esclusivamente agli altri sensi. Il format, preso in prestito da Dating on the Dark prodotto made in Usa, si propone di far conoscere e magari innamorare due persone senza che queste si siano mai potute vedere affidando le speranze di successo del programma alla chimica che dovrebbe nascere tra i concorrenti. Per circa un’ora, l’intera durata della prima puntata, abbiamo assistito al primo degli incontri tra i ragazzi che, seduti intorno ad un tavolo, hanno parlato per la prima volta.

L’effetto? Surreale e a tratti grottesco. Per quaratacinque minuti circa siamo stati costretti ad osservare sei ragazzi con gli occhi dilatati dall’effetto buio che tra, risatine isteriche e domande tali da far sospettare una precisa volontà degli autori (termine davvero eccessivo in questo caso) di non intervenire in alcun modo, ci hanno allietato con quello che avrebbe dovuto essere un primo incontro in vista dei più impegnativi faccia a faccia.


Il problema è che la prima puntata non è mai decollata, noiosa, lenta e troppo prevedibile. In certi momenti anche presuntuosa: non sono sufficienti l’artificio del buio e la conseguente universale domanda se l’amore è cieco per costruire un intero programma. Infatti, sembrava di assistere ad una puntata di un qualsiasi GF live senza luce. Nessun ritmo, nessun guizzo, nessuna intuizione. Anche la scelta del cast pare non felicissima: nessuno dei sei ragazzi, infatti, ha particolare appeal e buone idee da mettere sul campo. Ma certo, per le idee ci si aspetterebbe qualcosa in più dal team di autori che, speriamo, entri con maggior forza nel corso della seconda parte che andrà in onda stasera.

Il format americano ha tutto un altro ritmo e dimostra come certi prodotti, nelle mani dei nostri autori, si trasformino in format lenti e molto distanti dall’idea originale. Pensiamo, per esempio, al tentativo che fece qualche anno fa la De Filippi con Vero Amore. Solo, in quel caso, la trasmissione andava in onda su canale cinque in prima serata ed era molto ripensata dal gruppo De Filippi. In questo caso, ci si sarebbe aspettati un po’ più di coraggio da parte del team di Sky Italia. Se l’idea di partenza, infatti, è buona e si inserisce nella scia di una tendenza ormai diffusa: quella degli appuntamenti al buio, della scoperta dell’altro attraverso il semplice contatto fisico, la voce e l’udito purtroppo la realizzazione della prima puntata si rivela debole. Insomma, la classica bolla di sapone (ma anche bolla al naso) per un format lanciato in gran cassa che si perde nel buio della mente. Il gioco delle coppie nell’era 2.0 non decolla alla prima. Restiamo in attesa di un segnale di vita.

Paolo Del Debbio: “E’sempre più difficile in questo mondo essere garantisti”

23 Mag

Paolo Del Debbio oggi ha fatto mostra di una delle più plateali difese d’ufficio tv di cui si abbia memoria. O forse no. Vediamo i fatti: il maresciallo Parolisi, sospettato da una parte dell’opinione pubblica di essere coinvolto nell’efferato delitto della moglie Melania Rea e ad oggi in alcun modo indagato ma solo ascoltato come persona informata dei fatti dalla Procura di Ascoli, ha potuto beneficiare di un inaspettato, considerata la tendenza generale, trattamento di favore nel salotto mattutino di canale cinque.

E’stata organizzata dal buon Del Debbio una eccellente difesa improntata ai principi fondatori dello stato di diritto che tutelano le libertà fondamentali del cittadino. Siamo stati sommersi, dunque, da una serie ben scadenzata di: facciamo attenzione, cerchiamo di non valutare la colpevolezza di un uomo in base alle sue abitudini sessuali. E ancora, non possiamo considerarlo colpevole solo perché ama le donne e ha tradito la moglie. Attenti telespettatori a non mischiare i fatti. Siate sempre misurati quando formulate un giudizio che ne va della vita di un uomo.

Questo per arrivare ad un’inaspettata quanto grottesca conclusione: “Al giorno d’oggi è sempre più difficile essere garantisti”. Ed ecco che, anche se l’approfondimento della mattina affonda nei più impressionanti risvolti della cronaca nera, i nostri eroi non abdicano mai alla strenua difesa del diritto di ogni cittadino. O di uno soprattutto? Quando si dice cavoli a merenda. Si critica molto l’uso smodato della cronaca nera nella costruzione delle scalette dei programmi di intrattenimento ma, mai, si era assistito all’uso della cronaca per sostenere la necessità di non processare (questo sì che è il giusto processo) tutti gli uomini che amano troppo le donne.

Tra (sh) Amici

31 Gen

Tra Amici si canta, qualche volta la sera, e spesso si stona. Tra Amici si ride sguaiatamente e ci si prende a parolacce. Tra Amici ci si ubriaca e si discute. Tra (sh) Amici è tutto questo soltanto in diretta tv davanti a milioni di spettattori. Ormai siamo arrivati alla frutta: gli Amici di Maria De Filippi si sono persi cercando di trovare la strada per uscire dal bosco delle supercazzole e degli antani e cadendo sempre più basso nella parodia di loro stessi.

Un tempo, almeno, tra vagonate di trash emergeva qualche talento davvero notevole che rendeva meno amara la pillola da ingoiare per i fedeli spettatori del talent di Canale 5. Ma dopo la desolante serata di ieri appare difficile trovare ancora qualcosa da salvare dentro il format targato Defi&Zanfo. I duetti di ieri, che dovevano essere l’ancora di salvataggio della serata, si sono rivelati un terrificante boomerang o anche una pesantissima palla al piede: imbarazzanti le performance del duo Bertè-Nicolì che riesce nell’ardua impresa di sembrare già la parodia di sè stessa e di quello Renga-Lafortezza che non becca una tonalità uguale all’altra nel vano tentativo di stare dietro al big di turno (complimenti a Renga per l’ennesima collusione coi talent che tanto disprezzava). Ma anche gli altri duetti non hanno offerto nessun picco ma anzi un vago sapore di malinconico pianobar nel caso di Vanoni-Virginio. Annalisa, la migliore della serata, anche in questo caso è scomparsa nel tentativo di inseguire Biondi ma almeno non è stata annichilita come la scorsa puntata.

Insomma, con i duetti abbiamo rischiato di veder naufragare quel che resta di Amici. Sembra a questo punto scontata la vittoria del più anonimo protagonista di dieci edizioni di Amici: Virgionio Simonelli a cui, per essere ulteriormente avvantaggiato nella corsa al televoto, è stata messa contro la più odiata del programma. Il modestissimo cantante, nel suo finto stupore e costruitissimo candore, s’è reso anche tremendamente antipatico. Insomma un terrificante vincitore annunciato. Peccato per Annalisa, invece, l’unica degna di nota, che è affogata nel trash indecoroso della trasmissione perdendo la brillantezza dell’inzio. Il ballo ha leggermente risollevato le sorti della serata ma, anche qui, niente di strepitoso da segnalare. Giulia, probabile vincitrice del circuito di danza,  assolutamente la migliore e la più credibile. Debora, invece, la prossima destinata ad uscire seguendo il pietoso e scontato canovaccio di eliminazioni messo su dalla produzione, non tiene più il passo degli altri ballerini. Restano in gara i due antagonisti Danny e Vito che, mingherlini come due Pollicini tra una masnada di giganti musoclosi e volgarmente oliati, sembrano i nanetti di un mondo alla riscossa. Sedate le polemiche tra Luciano Cannito e la Celentano grazie anche all’intervento di Elisabetta Terabust giunta in soccorso dell’onore della nipote del molleggiato, non resta che lasciarci cullare dalla noia infinita del solito teatrino che, ogni anno, si srotola senza alcuna novità o sorpresa riproponendo la solita dicotomia: la danza col cuore contro la danza con la tecnica. E a poco servono le  incursioni di Garofalo sempre più coinvolto nella parte dello zio porco dedito al bunga bunga.

Restano due cose da notare che, guarda caso, hanno aperto e chiuso il programma e che raccontano della debolezza sempre più manifesta del format. L’intervento di Diana Del Bufalo che diventarà la spalla della Gialappa’s nel nuovo Mai dire Amici e che segna la fine dell’autoreferenzialità del programma talmente debole da dover far ricorso all’ironia e alla vitalità del trio per ridare forza a protagonisti stanchi, spenti e mediocri. L’abbandono di un esausto Luca Jurman che, finalmente, dice basta al mobbing tv organizzato per soddisfare l’esigenza di ascolti e il piacere sadico di Luca Zanforlin nell’architettare liti e affronti da guardare, poi,  sogghignando come un ancor giovane mister Banks dietro il gelato offerto dalla padrona.

Andrea Angelini: cronaca di un disastro annunciato

28 Gen

Il povero Andrea Angelini esce con le ossa rotte dalla sua esperienza sul trono di Uomini e Donne. La sua scelta improvvida, avventata e pasticciata getta, tra l’altro, una luce sinistra sulla gestione del trono da parte dell’autrice di riferimento, Vanessa Collini. Abbiamo raggiunto vette inesplorate quando la rilassatissima e pacata autrice è entrata in studio per attaccare con urla scomposte e dandogli del bugiardo un ragazzino di vent’ anni che, ingenuo ai limiti della stupidità, diceva che lui la sua scelta l’avrebbe fatta alla quarta puntata ma, grazie a dio, è stato fatto ragionare impedendogli di prendere una decisione affrettata e così uccidendo prematuramente il trono su cui Maria aveva puntato fin dall’inizio.

Andrea, invece, si è rivelato assolutamente incapace di tenere botta, insofferente e indisponente nel tentativo di mostrarsi un ragazzo più maturo della sua età, si è andato via via spegnendo circondato da fan impazzite oppure da qualche pischella decisamente scafata a cui credo interessasse davvero poco uscire da lì con l’amato bene. Il risultato è quello di un trono spento, annoiato, vecchio -come la scelta di Andrea- che ha preferito una ragazza perbene piuttosto che una che gli faceva battere il cuore.

Maria De Filippi era allibita di fronte ad una manifestazione tanto paleste di stupidissimo candore. Devo dire che nessuno dei presunti autori ha fatto una bella figura cercando di gettare le responsabilità di questo imbarazzante fallimento esclusivamente sul ragazzino. Per farlo sono state costrette a svelare quello che tutte le persone che seguono il programma sanno: ogni decisione è manovrata e guidata e non esiste niente di veramente spontaneo. Pensavano che Angelini sarebbe stato semplice da gestire e invece è stato proprio il piccolo giuda che ha svelato la maschera insulsa di questa enorme finzione collettiva. Aggiungo che la professionalità dello staff di Maria De Filippi ne esce claudicante.

Andrea Angelini che doveva essere il cavallo vincente della De Filippi ha affossato definitivamente un programma che solo grazie alla terrificante ricostruzione della balera scalda vecchietti pare avere ancora ragione di esistere.

La tv di oggi in pillole

27 Gen

Gianni Sperti non dovrebbe essere sulla poltroncina di Maria De Filippi ma su quella  del prefetto della Congregazione per la dottrina della fede.

Rudy Zerbi dovrebbe essere una delle attrazioni del circo Togni: il pagliaccio con le braghe calate e il naso rosso.

Vanessa Collini (autrice di Uomini e Donne) dopo la figura barbina di oggi dovrebbe essere in fila all’ufficio di collocamento.

I cantanti di Amici dovrebbero domandarsi come mai continuano a  farli dueattare con chiunque passi dalle parti di Cinecittà pur di non lasciarli soli sul palco per più di trenta secondi.

Gli autori del Grande Fratello trarrebbero grande giovamento dal ripristino della pratica delle indulgenze perché con i soldi del televoto potrebbero liberarsi dai loro peccati.

Jurman dovrebbe scrivere un altro libro “esternazioni di un uomo fuori dal mercato”.

Andrea Angelini dovrebbe essere entusiasta del suo record: aver fatto una scelta che più over non si può a neppure 20 anni compiuti.

Michela De Paoli dovrebbe raccontarci per giorni e giorni la storia di Fiorirà l’aspidrista (penultima domanda scalata al milione).

Cercasi talenti disperatamente

27 Gen

Quest’anno da Amici di Maria De Filippi non uscirà nessun mostro di vendite e neppure un talento imperdibile.  I protagonisti del talent sembrano destinatati a seguire il triste destino dei concorrenti della quarta edizione di XF che ha visto trionfare Nathalie Giannitrapani una buonissima cantaurice ma che con il suo ep d’esordio è rimasta lontana anni luce dai risultati di Giusy Ferreri, Marco Mengoni e Noemi.  Nell’imponderabilità degli eventi questa rappresenta una piccola certezza. Cantanti privi di alcuna personalità, con voci banali, talvolta stonati, privi di carisma.

L’unica che rappresentava una novità, ma non dal punto di vista canoro, è Diana Del Bufalo provvista di uno strepitoso senso dell’umorismo e di una buonissima presenza scenica ma che è stato necessario sacrificare per necessità autoriali. Gli altri sono dei cantanti davvero leggerini, volatili direi, che non hanno le carte in regola per avere alcun appeal sul pubblico. Quella che poteva raccontare qualcosa di interessante, Annalisa, è stata mortificata dalle scelte della produzione che tutto ha fatto tranne metterla in risalto. Discutibilissime scelte artistiche che la hanno allontanta dal suo natuale humus vocale.

Virginio non ce l’ha fatta la prima volta in cui ha avuto la sua opportunità e non credo che sarà sufficiente la cura Maria per tirarlo su. Probabilmente vincerà l’edizione perchè, come dicevo in un post precedente, rappresenta perfettamente tutti i clichè della tv deflippiana: è emotivo, ha fallito una volta ma si è rialzato,  ha scritto una canzone strappalacrime per il babbo, ha rischiato di non arrivare al serale è ha dovuto faticare le proverbiali sette camice per arrivarci, il suo inedito -probabilmente il migliore- è frutto del lavoro dei Modà, ha la lacrima facile. Ma se andiamo a stringere il campo è un cantante come ce ne sentono tantissimi, non ha una vocalità né un timbro riconoscibili, non ha spiccate doti interpretative. Insomma, non spicca per nessuna particolare qualità. E’tristemente anonimo. Sarebbe il buonissimo antagonista del vincitore carismatico e talentuoso ma non rappresenta assolutamente il talento da battere.

Francesca detta Kekka è il tipico prodotto defilippiano utile per le dinamiche del reality ma lontano anni luce da una almeno decente qualità artistica.  Il classico personaggio fumantino, a tratti volgare, spesso sopra le righe che serve per mettere un pò di pepe nei pomeridiani (è di questi giorni l’infinita querelle tra lei e Virginio) che sono diventati strisce stanche e vuote. Rappresenta il classico stereotipo della rocker genio e sregolatezza senza alcun appeal però, senza mordente, senza forza espressiva e, soprattutto, senza voce. Aggiungiamo le sue difficoltà ad esprimersi e la sua mancanza di alcuna forma di consapevolezza. Una miracolata che in qualsiasi edizione precedente del programma avrebbe avuto difficoltà a superare la fase iniziale.

Antonella Lafor(tris)tezza è una bravissima esecutrice e un’ottima cantante da pianobar che non potrà avere nessuna collocazione nel mercato discografico. E’antica, la sua vocalità è piena di inutili arzigogoli, non ha nessuna capacità interpretativa e, soprattutto, non buca il video. Allieva di Jurman che quest’anno sembra aver perso quel fiuto che gli aveva consentito si scoprire Marco Carta, Alessandra Amoroso e Valerio Scanu, resta in gara per le esigenze del copione scritto sempre più grossolanamente dal fido Luca Zanforlin che, più passano gli anni, più si trasforma in un autore rozzo, pressappochista e autoreferenziale che vive di rendita godendo delle sue inquietanti invenzioni come quella del “vestitino” . Sarà un caso ma da quando Chicco Sfondrini ha abbandonato il programma, nel momento di massimo splendore, la trasmissione ha preso una prabola discendente certificata dai dati auditel e dallo scarso richiamo degli ultimi talentati usciti dal programma fatta salva Emma che, tuttavia, ha beneficiato di una promozione incredibile da parte della Universal.

Su Annalisa Scarrone ho difficoltà ad esprimere un giudizio. Certamente è l’unica che sembra avere dentro il sacro fuoco e le stimmati del talento ma è mortificata dalla produzione e anche dal suo padrino Rudy Zerbi che oltre all’ossessione per Jurman e ai siparetti con Diana sembra aver dato molto poco al programma ma, soprattutto, ad Annalisa. Giustizia artistica vorrebbe che fosse lei a vincere ma è troppo poco televisiva e non riesce a creare una sufficiente empatia con il pubblico nonostante i ripetuti tentativi di Maria di scuoterla mettendola al centro di possibili dinamiche. Niente, la ragazza non è proprio nel suo però e annaspa perdendo le certezze e la bellezza con cui era arrivata nel programma. Una luce che va spegnedosi con buona pace di chi ancora spera che Maria possa utilizzare un jolly per risollevare le sorti di un edizione davvero grigia. Tra l’altro, il duetto con la Amoroso -scelta folle- l’ha affossata ancora di più: canzone sbagliata, compagna sbagliata.  Forse solo con Marco Mengoni sarebbe riuscita a tirare fuori queli colori e quella palpabile delicatezza che rende alcune sue esibizioni delle piccole perle.

Insomma sei, sei e ancora sei. Un sei stiracchiato, annoiato, inutile, banale. Ma dove sono i talenti?

Maria De Filippi nell’iperspazio irraggiungibile del cult

27 Gen

Maria De Filippi è cult.  Maria De Filippi è un cult. Ieri si è prestata per ben due volte al gioco dell’intervista che per lei è quanto di peggio possa esserci. Sì perchè Maria De Filippi, per chi sa e vuole leggere i suoi gesti e il suo modo di fare la televisione, è una donna timida, riservata, spesso impacciata. E’una donna priva di “sovrastrutture pensate” che si racconta attraverso le sue creature televisive e che, nel tempo,  è diventata i suoi programmi in una sovrapposizione inconsueta e potente tra la vita privata e quella televisiva.

Quando Maria De Filippi viene intervistata, dunque, è sempre un evento.  Sarà che siamo abituati a vederla nelle vesti della super conduttrice, tra l’altro in Italia, nessuno prima di lei, aveva personalizzato la conduzione in questo modo: Maria e il suo gelato, Maria seduta sulle scalette o sul banchetto, Maria con il telecomando per tirare su il muro, Maria che si nasconde dietro al suo pudore, Maria che si imbarazza della sua commozione, Maria dietro il suo: “buon pomeriggio. Buon pomeriggio a tutti”.  Insomma, la De Filippi ha creato una ritualità di gesti e di locuzioni che ne fanno a tutti gli effetti la donna più importante della televisione italiana e la personificazione di un modo di andare in onda informale ed empatico che la rende una vera fuoriclasse del piccolo schermo e che, soprattutto, trasforma le sue piccole incursioni fuori dall’ambiente sicuro e aderente delle sue creature dei momenti assolutamente cult. Imperdibili. L’intevista di ieri a Kalispéra resterà negli annali della televisione come del resto accadde per la meravigliosa, per quanto fu autentica e “dritta”, chiacchierata con Bonolis al Senso della Vita.

Ho avuto modo di toccare con mano l’effetto quasi divinatorio che la De Filippi produce sul pubblico che diventa proprio per questa profonda carica empatica il suo pubblico. Una sorta di delirio collettivo al quale lei risponde con garbo e una buona dose di timidezza. Insomma, se Maria non ci fosse bisognerebbe inventarla e lo snobismo di alcuni nel descrivere i suoi programmi non tiene in considerazione la capacità  unica di raccontare la televisione nell’istante stesso in cui viene realizzata. Maria De Filippi ha inventato un modo nuovo di fare televisione oltre che una serie di format di grande successo che stiamo esportando (cosa rarissima per la televisione italiana sempre alla ricerca di prodotti da copiare). La sua è una televisione che diventa mentre scorre, che si trasforma, che non ha bisogno di essere pensata perchè prende forma e corpo nel momento stesso in cui viene realizzata. E’una televisione autentica che non cerca il consenso facile pur avendo come oggetto il (pop)olare più puro. La televisione di Maria De Filippi è vera e per questo spesso corre il rischio di essere debordante e autoreferenziale ma non si vergogna mai di esserlo.

Il twist ballato con Signorini rappresenta il compendio della perfezione televisiva perché crea un momento da gustare, da sentire, da ricordare. Una chicca nella noia, talvolta mortale, della nostra televisione. Maria De Filippi, inconsapevolmente, diventa evento attraverso la realizzazione di piccoli, leggeri gesti. E questo la rende un cult. Quando al termine del suo twist sexy e impacciato si nasconde dietro Signorini cercando un bacio che veli la sua vergogna si snoda tutto il senso della sua televisione. Maria de Filippi esce dai suoi programmi per diventare un cult. Per diventare grande. Per raccontare la sua storia. E raccontare le storie è la cosa che preferisce.